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LA MERAVIGLIA CHE NEGHIAMO A NOI STESSI
Ci sono anime che non è necessario conoscere di persona, perché sono presenze leggere che aleggiano nelle profondità di ognuno di noi, anche al solo incontrarne il ricordo.
È quanto mi è successo quando un’amica mi ha raccontato di Emanuela, e di quella frase che tanto spesso pronunciava, frase rimasta indelebile in me: «Davvero tu non la vedi?»
Sono queste la parole che Emanuela proferiva ogni volta che coglieva la Bellezza che abita in ognuno. Emanuela non notava le meschinità, le paure che ergono scudi, le ferite che pugnalano.
Emanuela non vedeva gente arrogante e intrattabile.
Emanuela non coglieva il bisogno di mettersi in mostra, il giudizio pungente, le pietre verbali che lapidano chiunque transiti nel raggio d’ascolto.
Emanuela sorrideva, osservava e captava altro. Guardava con i nostri stessi occhi, ma un diverso sguardo.
«Davvero tu non la vedi? - chiedeva innanzi all’antipatico che tutti evitano - Davvero non vedi quanto è meraviglioso?»
Emanuela non è stata sempre così; ha acquisito nuovi occhi grazie ad una malattia durata otto anni. «Questo tumore mi ha regalando la Vita» diceva.
Mi chiedo: non poteva andare diversamente?
Le disillusioni, le pareti di rabbia che fanno ombra al nostro cuore, le ingiustizie subite, sono l’unico modo che abbiamo per scatenare il fuoco, il fuoco vero, quello capace di bruciare le muraglie che abbiamo eretto e di infiammare il nostro cuore ibernato dal dolore, rendendolo finalmente libero di amare tutto e tutti?
Non possiamo iniziare a vedere la Meraviglia che ci circonda quando stiamo bene e non solo quando nell’aria si odono grevi i rintocchi della morte?
Perché serve una paura atroce o una sofferenza ingestibile per disintegrare le nostre resistenze e guardare la vita in modo diverso?
Quanto potrebbe trasformarsi la nostra storia il giorno in cui, dietro uno sguardo aggressivo, riuscissimo a cogliere la ferita che in quegli occhi brucia e, dietro la sofferenza, la meraviglia dell’Amore che in quel corpo riluce?
Non riduciamoci ad essere 50 mila miliardi di cellule. Anche in questo momento possiamo sentire i battiti del nostro cuore in grado di collegarsi ad ogni cuore del mondo. Non solo. Prestando attenzione, possiamo scorgere, in chi attraversa la nostra strada, la stessa Scintilla vitale presente in noi.
È questa la meta: guardare fuori per riconoscersi dentro.
«Davvero tu non la vedi?» Emanuela, luminosa e sorridente, ci ricorda l’importanza di saper scrutare oltre. Non solo.
Emanuela è morta anche per me e per te, perché potessimo conquistare, per altri versanti, la montagna della gioia che lei ha raggiunto arrampicandosi lungo il sentiero erto della malattia.
È come se oggi la sua voce ci sussurrasse: «Davvero tu non la vedi, l’altra strada? Quella che arriva in vetta calpestando prati profumati di sorrisi?»
Guardiamoci attorno. Non siamo soli.
Ci sono presenze amorevoli che incrociano le brughiere nebbiose delle nostre tristezze, illuminandole con i loro occhi, fari di luce in grado di vedere altro.
La bella notizia è che noi possiamo fare lo stesso e, scrutando oltre le nostre cellule, scoprire la Meraviglia assoluta che siamo, incamminandoci subito verso la cima della gioia. E se fosse questa la Verità ultima dell’esistenza?
#17luglio2021
#GiornaleDiBrescia
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