MEZZO BUFALO NON BASTA PER SFAMARE UN CUORE

Ore 21. Il ragazzo è alto poco meno di due metri ed è affamato. A bordo di un treno, Pietro sta sfrecciando verso casa con lo stomaco in subbuglio e il portafoglio vuoto.

Sulla carta di credito lui i soldi li ha ma scopre, dopo avere ordinato mezzo bufalo (che ci vuole tutto per sfamare un ragazzo di ventidue anni), che su quel treno si può pagare solo in contanti. Delusione a mille e, più che scoramento, fame. In compenso i suoi vicini stanno ordinando l’altra metà del bufalo. 

Strategia numero uno. Pietro chiama sua madre: «Ho strafame - esclama - ma non accettano la carta».

La donna gli promette di portargli la cena nell’andare a prenderlo in stazione, ma non è quello l’obiettivo di Pietro perché quando un ragazzo ha fame, vuole risolvere e lui sperava che i vicini, sentendolo parlare, gli avrebbero comprato qualcosa.

«Che poi - racconterà più tardi - avrebbero potuto chiedermi di pagarli con un bonifico, se non volevano offrirmi il panino». 

Per un giovane sensibile alle esigenze altrui, quello che sembrava un gioco da ragazzi si rivelò una sconfitta abissale, e non solo per la fame da tenere almeno fino a Firenze, dove avrebbe messo in atto la strategia numero due, ma per la delusione di toccare con mano gli effetti di quando non si hanno occhi e orecchie per gli altri, perché l’intera esistenza è concentrata sui propri bisogni.

Santa Maria Novella. Il treno fa una breve sosta. Pietro scende come un fulmine alla ricerca di cibo e, trovato un Fast Food, ordina la cena pregando l’addetto di preparargliela in un minuto. Missione compiuta e treno ripreso al volo.

I suoi vicini di posto non si sono accorti di nulla, ed è questo che lo colpisce. «Perché - commenta il ragazzo in auto con la madre - la gente non si accorge di niente? Ti ho apposta chiamata facendomi sentir dire che avevo una fame da ‘bestia’ (da bufalo per l’appunto) e quelli zero!»

“E quelli zero” penso mentre la frase mi rimbomba dentro e mi chiedo: quante volte mi comporto anch’io come “E quelli zero” e non mi accorgo della tristezza di chi mi circonda?

Spesso chi ha bisogno non chiede e finisce che ognuno procede sul proprio sentiero a testa bassa, ben attento a dove appoggia i piedi perché, in questo mondo accidentato, un passo sbagliato può trasformarsi in una brutta caduta.

Ecco allora l’umanità chiusa all’interno della propria realtà carica di pesi da portare, brulicare per strada incurante di quello che succede negli sguardi altrui. Oltre che nelle nuvole del cielo, sulle fronde degli alberi. Nei cuori.

Siamo a bordo di questo corpo che ci permette di sentire la vita, ma che ci limita su molti fronti; se solo lo intuissimo potremmo scoprire che alzare lo sguardo agli altri non ci toglie nulla, ma ci aggiunge qualcosa;

perché le persona sono affamate di gentilezza e spesso mezzo bufalo non basta (Pietro, infatti, ha divorato anche la cena procurata da sua madre);

perché “il regalo più prezioso che possiamo fare a qualcuno è la nostra attenzione” (Thich Nhat Hanh);

perché prendersi cura degli altri è prendersi cura di noi.

 AUDIO ARTICOLO

 


ACQUISTA LA RACCOLTA COMPLETA
DEGLI ARTICOLI 2020-2021 LINK

#14maggio2022
#GiornaleDiBrescia


LEGGI GLI ALTRI ARTICOLI