IL MALE È UN BENE RIPOSTO MALE

Gioia è appena entrata in casa grondante lacrime. Ludovica ha un “te l’avevo detto” che le solletica a fior di labbra, ma si trattiene. La ragazza prende a pugni il divano imprecando: «Me l’ha fatta ancora, maledetto! Avevi ragione tu, mamma, le persone indegne non vanno frequentate. Giuro che d’ora in avanti ti ascolterò». 

La donna riflette su quella frase a lungo ripetuta fra le pareti domestiche poi, con tono pacato, si rivolge alla figlia con parole diverse dal solito: «E se mi fossi sbagliata?»

Gioia alza la testa di scatto, ha il viso rigato di trucco e lo stupore addosso. Ludovica continua: «Ripercorrendo la mia storia, mi sono accorta di quante volte io abbia ricevuto poderosi insegnamenti proprio per tramite di persone che si sono comportate male».

L’espressione della giovane è incredula: «Vuoi dirmi che devo continuare ad andare a caccia di carogne?»

Ludovica prende posto sul divano a fianco della figlia. Il suo sguardo diretto e fiero sembra abitato da una sicurezza antica: «Ci sono due modi per crescere, tesoro: comprendere o sperimentare.

In genere scegliamo la seconda modalità, cioè viviamo quello che ci arriva per lo più senza accorgerci del messaggio che contiene.

Eppure ogni evento è lì per noi, per mostrarci le nostre ferite o i nostri blocchi attraverso un ripetersi continuo di commedie o di tragedie diverse solo per gli attori in scena - Il silenzio fende l’aria -

D’altronde, quando impariamo dall’esperienza, il processo è lungo, ma se apriamo i nostri sensi e osserviamo con un pizzico di distacco quello che ci capita, afferrando la lezione che contiene, passiamo subito alla classe successiva; questa è la via della consapevolezza che riduce al minimo la sofferenza, perché interrompe il circolo vizioso della reiterazione». 

Gioia fissa la madre. Ludovica riprende: «Per molto tempo ho scartato le persone false o ambigue perché non riuscivo a reggerle, ma la vita si serve anche di ambasciatori dai comportamenti miseri per recapitarci messaggi preziosi. Il trucco sta nell’imparare a ricavare oro dal piombo».

Il viso della ragazza adesso è sereno. E asciutto. «Possiamo diventare alchimisti?» chiede.

 «Sì, oppure cercatori d’oro. L’oro setacciato dal torrente torbido ha un grande valore: se da un lato, infatti, è una sofferenza vedere quanti si fanno adescare dall’ombra, dall’altro è una meraviglia poter fruire, in modo consapevole, dell’esperienza e dell’insegnamento di cui spesso sono portatori. Steiner dice che il male è un bene riposto male».

«Vuoi dire che si può stare con un fetente senza ritrovarsi a pezzi?»

«Quando si è consapevoli che tutto è dono per noi, si può incontrare chiunque senza farsi irretire, restando saldi e ben direzionati a perseguire il bene.

Si comincia dall’osservare la scena “da qualche metro di altezza” estrapolandone il perché, poi dal fuori si passa al dentro, al cuore, e lì la faccenda si fa interessante; è come spostarsi da una visione orizzontale ad una verticale.

“Chi guarda fuori, sogna - scrive Jung - Chi guarda dentro, si sveglia”».

Sorrido al ricordo di questo dialogo e al setaccio “del bene riposto male” che abbiamo tutti fra le mani quando camminiamo lungo il torrente dei cercatori d’oro.

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#26febbraio2022
#GiornaleDiBrescia


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