IL MONDO CHE VEDIAMO È DENTRO DI NOI

«Penso sia l’agitazione a tormentarlo. Marco si alza il mattino che è già pronto a scattare. È come se la vita non gli desse mai tregua, e lui non trovasse pace nemmeno nel sonno, e nei sogni - dice Chiara - Io sono sempre sul chi va là, perché qualsiasi cosa dica, viene interpretata come un pretesto per inveirmi contro».

«Da quanto tempo siete sposati?» chiedo.

«Venticinque anni».

«Quante gastriti hai collezionato?»

«Tante! Sono stata malissimo finché mi sono illusa di poter cambiare lui, ed è stato persino peggio quando ho cercato di cambiare me».

Il mio sguardo è interrogativo. Chiara riprende: «Il punto è che non abbiamo alcun diritto di interferire nella crescita altrui - mi fissa dritto negli occhi - Quanta presunzione c’era in me nel volere che Marco fosse diverso? Chi sono io per sapere cosa sia in assoluto meglio per lui?»

«E quando hai tentato di agire su di te, come è andata?»

La sua espressione si fa furba: «Adesso ti faccio sorridere: sai cosa ho fatto? Per evitargli occasioni di scatenare bufere, ho smesso di parlare».

«Ha funzionato?»

«Benissimo - esclama divertita - nel senso che sono passata dall’incassare le sue urla ad essere depressa. Un gran salto di qualità».

«Come poteva il tuo star bene partire da un atto di autolesionismo?»

«Infatti, ma ci ho messo anni per capire che stavo usando la violenza, cioè la paura, su tutti e due e che quel che sortiva in Marco (rabbia) come in me (depressione), fosse ancora sempre e solo paura».

«Come l’hai risolta? Ti vedo così serena».

«Non te lo so dire. Un giorno non ce l’ho più fatta e mi sono arresa».

«La resa viene spesso interpretata come una rassegnazione, ma di fatto contiene una forza inaudita. “La forza della resa”, ci ho appena scritto un romanzo».

«Proprio così - lo sguardo di Chiara si incendia - Ho smesso di voler cambiare gli altri e ho iniziato a lasciar fluire quel che arrivava, semplicemente osservandolo».

«Marco adesso come sta?»

«È più calmo, ma non è questo il punto. Quella ad essere più tranquilla sono io perché il mio star bene non dipende più né da lui né dagli altri. Anche quando il mio umore è guasto, c’è una pace dentro di me che non smette mai di esistere. E non è tutto. Ho la sensazione che ogni cosa accada al mio interno e che quel che succede fuori, sia una mia proiezione.

Ti faccio un esempio: quando mia madre se ne esce con una delle sue frasi “infelici” o, per dirla altrimenti, quando lei, Marco o gli altri parlano per bocca delle loro ferite, una volta ci soffrivo, adesso non più.

Lo vedi che accade tutto dentro di me? Era così chiaro che ci ho messo anni per accorgermene. Adesso mi sento libera. Le invettive verbali che sfrecciano qua e là sono nuvolette che transitano nell’aria, mentre il cielo resta sereno» afferma serafica.

Cammino per la città. Le parole di Chiara e la sua quiete mi saltellano attorno festose. Osservo la gente e mi chiedo: se il mondo si trova all’interno della nostra coscienza, quanto interessante sarebbe mostrarci vicendevolmente e con allegra curiosità i diversi mondi che ci abitano?

Se ognuno di noi rinunciasse anche solo per un giorno a voler imporre il proprio sguardo e si abbandonasse a quello altrui, quali e quanti universi ci si spalancherebbero innanzi?

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#18dicembre2021
#GiornaleDiBrescia


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