CELEBRARE L'AUTUNNO DELLA NOSTRA VITA 

«Ormai non mi vede più nessuno» dice Melina con lo sguardo basso.
«In che senso?» le domando.

Solleva il viso impreziosito dalle rughe che, testimoni silenti di 83 autunni portati sulle spalle e nel cuore, sembrano rivoli che solcano la pianura riarsa di un volto spento.

Punta gli occhi color tabacco nei miei e con tono monocorde afferma: «Una volta, quando incrociavo uno sguardo, le persone mi guardavano e io… mi sentivo viva. Poi gli ‘enta’ sono diventati ‘anta’ e, un giorno, è successo». 

«Successo cosa?».

Melina riprende. «Ero in uno di quei nuovi centri commerciali, camminavo in mezzo alla gente e osservavo le vetrine. Avevo 75 anni ma, dentro, mi sentivo quella di sempre. Eppure, ci credi? Nessuno si è accorto di me.

Non che mi aspettassi di essere rincorsa da un baldo ottantenne con un fiore in bocca, ma almeno essere guardata negli occhi, quello sì».

«Schopenhauer dice che l’uomo confonde i limiti del suo campo visivo con i confini del mondo. Nel tuo caso, se è il mondo a non vederti, ti senti confinata dentro di te?» chiedo.

«Sì. Alla mia età hai la sensazione di scomparire. È come se le luci dell’esistenza si spegnessero ad una ad una e tu fossi lì, impotente, a vederle smorzarsi.

Puoi aggrapparti al tempo e cercare di fermarlo con la cosmetica, la chirurgia, per taluni finanche la macchina cabrio  ma, prima o poi, i conti con l’illusione dei luccichii di chi eri, li fai».

Lascio Melina e poco dopo mi ritrovo a bordo lago; cammino sulla spiaggia ascoltando la melodia di pioppi, platani e tigli che vibrano solleticati dalla brezza.

È una musica lieve, immensamente profonda. Calpesto un tappeto giallo mentre alcune foglie si staccano dagli alberi per appoggiarsi a terra e diventare fiori appena sbocciati. Il risultato è oro. Oro ovunque. 

Un grido mi esplode dentro: com’è possibile che una persona anziana venga ignorata proprio mentre siamo avvolti dal mantello regale dell’autunno che, nel libro della vita, rappresenta la vecchiaia?

E perché, mentre il proverbio africano recita che quando muore un anziano è come se bruciasse una biblioteca, noi passiamo a fianco di biblioteche viventi, ignorandole?

E c’è dell’altro: gli alberi, con il loro manto sgargiante, ci stanno anche quest’anno raccontando quanto sia particolarmente prezioso questo tempo che vede le foglie staccarsi dai rami come processo indispensabile per la rigenerazione.

È importante che lo vediamo tutti perché il momento per mollare le cocciutaggini, le ostinazioni rancorose e gli indissolubili dilemmi, è questo.

D’altronde, se non liberiamo spazio nel magazzino della nostra vita e del nostro cuore, come potrà mai manifestarsi il nuovo? 

Osserviamo le ultime propaggini d’autunno, godiamoci l’immensità del suo abbraccio dorato, impariamo a lasciar andare quel che non serve più e, soprattutto, sorridiamo a tutte le Meline segnate dal tempo che indossano questa stagione anche per noi.

Celebreremo così la bellezza di ogni età fatta di foglie ostinatamente aggrappate ai rami, e di foglie danzanti che si abbandonano alle braccia del vento.

Guatiamole. Guatiamole tutte. Sono solo foglie, parti di noi. Pensieri mutevoli, emozioni colorate, ricordi secchi. Ci raccontano chi siamo mostrandoci altresì la leggerezza che già ci appartiene.
Con il nostro permesso.

 #27novembre2021
#GiornaleDiBrescia


LEGGI GLI ALTRI ARTICOLI