I BRONTOLO, PISOLO E BIANCANEVE CHE VIVONO IN NOI
È più forte di loro, non lo fanno apposta. Sono uomini e donne che si svegliano e sono già di cattivo umore.
Qualsiasi persona incontrino, incarna l’immediato bersaglio contro il quale scagliare il profondo malcontento che li abita.
Si comportano come i teen-ager ben rappresentati dall’adolescente ‘Menabotte’, un personaggio di “Asterix e i Normanni” che viene mandato nel villaggio degli irriducibili galli per diventare uomo.
Menabotte, come ogni adolescente, è dotato fin dal primo mattino di due armi: il “fa tutto schifo” che gli permette di manifestare il disagio del proprio corpo che muta, e il “quel che dici è sbagliato” necessario per contrastare l’adulto e crearsi una propria identità. Fin qui il processo rientra nella normalità.
Ma che dire dei nuvoloni che avvolgono i “brontoloni” e le “musone” over 40, facendoli scendere dal letto con il piede sbagliato? È come se ci fosse un programma che si innesca in automatico non appena aprono gli occhi e che li fa identificare con il personaggio che interpretano.
Sono talmente abituati a recitare la parte, da non accorgersi più dei differenti copioni che utilizzano in famiglia, sul luogo di lavoro o con gli amici.
Mi chiedo: cosa ci succede quando suona la sveglia? Prima di quel momento siamo nella pace assoluta del riposo colorato di sogni o del sonno senza sogni (nel quale Osho dice che si incontri Dio).
Poi ci svegliamo e la nostra mente accorre velocissima per ricordarci la recita del copione, ad esempio di Brontolo. Mentre questo accade, la profondità dell’Essere che siamo continua a sussurrarci: «Io sono felicità, gioia, amore».
E la Mente: «No, tu sei Brontolo, guarda lì sulla sedia i tuoi vestiti da Brontolo e cosa c’è scritto sulla porta? Brontolo». «Io sono felicità, gioia, amore» continua inalterata la vocina luminosa, ormai coperta dal chiasso concitato della mente.
È come se, sul palcoscenico della nostra Immensità, insieme al sole si svegliasse un piccolo Io Brontolo: riuscire a vedere che quel nanetto non è Chi realmente siamo (felicità, gioia, amore), ci permette di assistere alla sua recita con il sorriso sulle labbra. E non solo.
Osservarci da spettatori esterni nel ruolo di Pisolo (che non si vuole alzare dal letto), di Dotto (che sa tutto lui), o di Biancaneve (in eterna attesa del Principe Azzurro), ci mostrerà come il mondo che ci si dispiega innanzi, altro non sia che quello che il nostro personaggio costruisce.
I pensieri creano realmente!
Per diventarne consapevoli guardiamoci attorno e accorgiamoci di come ogni cosa rifletta il nostro modo di pensare e, viceversa, di come il nostro modo di pensare rifletta la scelta di ciò che vogliamo vedere, scelta che, ad esempio, fa sì che la medesima situazione venga percepita da alcuni come adorabile, da altri come detestabile.
Ma attenzione: il nostro personificare Brontolo, Pisolo o Biancaneve non è da demonizzare perché ci permette di accorgerci della recita e, se vogliamo, del pensiero sottostante che la anima.
Una volta scoperta la chiave (il pensiero), potremo aprire la porta della Meraviglia che siamo oltre la mente e, anche senza andare nel villaggio di Asterix, sperimentare come la realtà si trasformi semplicemente modificando un minuscolo pensiero.
Parola di Menabotte.
#19giugno2021
#GiornaleDiBrescia
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