GLI ANGELI ESISTONO E SUONANO IL CLACSON
Il capitano si chiama Franco e di mettersi la cintura in macchina, non se ne parla. Lui adduce motivazioni quali la scomodità della fascia che, a causa della statura bassa, gli si posiziona all’altezza del collo, ma è una scusa che non interessa a nessuno, tantomeno ai suoi familiari che non si stancano di rimproverarlo.
Il compromesso raggiunto è che Franco, adesso, si mette sì la cintura, ma solo la fascia bassa che gli cinge il ventre.
Nessuno è riuscito a spuntare un risultato migliore fino ad un mercoledì di maggio, quando un luminoso ‘Bang' ha squarciato in due la vita del capitano, regalandogli la possibilità di guardare il mondo con occhi diversi. O di continuare a dormire.
Il fatto.
Franco è sulla sua ‘ammiraglia’ (come suole chiamare l’amata Alfa Romeo) fermo al rosso di uno dei tanti semafori del viale.
A fianco c’è un’altra macchina guidata da un distinto signore che, senza apparente motivo, suona il clacson. Il capitano non batte ciglio, siamo a Brescia e le voci urlanti delle 4 ruote non sono una novità. Altro colpo di clacson.
Franco si gira e vede lo strombazzante signore che, con un sorriso a tutto campo, gli fa cenno di mettersi la cintura. Franco, sempre nel linguaggio dei gesti, gli fa capire che la cintura lui ce l’ha, ma tenuta bassa.
L’altro scuote la testa e gli mostra che così non va bene e che deve farsela passare anche sul busto (fa proprio il gesto, impossibile far finta di non capire).
«Perché la gente non si fa i fatti propri?» pensa il capitano mentre, per non deludere l’amorevole gentilezza dell’uomo, si sistema la cintura ‘come Dio comanda’.
L’altro, soddisfatto, fa un gesto affermativo con il capo ed entrambi ripartono giacché è scattato il verde.
Semaforo successivo. Franco rallenta e si ferma perché il lampeggiante è arancione. Il tempo di un respiro e viene travolto da una vettura che lo tampona così violentemente, da insaccargli il retro dell’Alfa e ridurla a metà.
L’urto sbalza Franco in avanti ma il capitano, grazie alla cintura poc’anzi posizionata correttamente, non si schianta contro il parabrezza e se la cava con un colpo di frusta.
Non si sa chi fosse l’uomo del clacson, a me piace immaginarlo come uno dei numerosi angeli in missione su questa terra, dove per ‘angeli’ intendo persone che non pensano solo a se stesse, ma che procedono lungo i viali alberati dell’esistenza con uno sguardo benevolo rivolto verso il prossimo.
D’altronde la Creazione è impregnata di aiuti quotidiani, per consegnarci i quali si avvale di uomini e donne che si prestano a recapitarceli: angeli in missione, per l’appunto.
Per scorgere queste presenze, proviamo ad osservare le persone che incrociamo casualmente; non sono tutte uguali. Alcune fra di loro splendono come se irradiassero luce: “Sono nel mondo, ma non del mondo” direbbe Gesù.
Hanno sguardi scintillanti e volti sorridenti. Per riconoscerle proviamo a rilassarci e ad aprire il cuore ad ogni sguardo che ci attraversa, permettendo alla voce dell’Amore di far breccia su di noi con delicati sussurri o, se proprio siamo duri d’orecchi, anche con sonori colpi di clacson.
#5giugno2021
#GiornaleDiBrescia
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