IL CUORE CHE IL DELFINO BACIO'
Il tempo non esiste più. Succede quando il cuore zittisce la mente e, balzato al comando, agisce. Sono istanti di vita nei quali, in totale assenza di pensiero, sappiamo benissimo cosa fare. È allora che l’immensità umana e divina che siamo si manifesta. Un fatto accaduto alcuni decenni fa ce lo racconta magistralmente.
La barca era in mare a pochi metri dalla bocca del porto piccolo di Siracusa, a bordo c’era il famoso apneista Enzo Maiorca con le due figlie anch’esse detentrici di svariati record di apnea. All’improvviso i tre, uditi strani rumori, notarono un delfino che stava roteando vorticosamente attorno al loro scafo.
Il racconto di Enzo: «Solitamente l’incontro con un delfino suscita nell’uomo un senso di felicità, ma quel giorno l’animale ci infliggeva solo angoscia e paura.
Eravamo in costume da bagno e, calzate maschera, pinne e assicurato un coltello alla gamba, ci tuffammo subito in mare senza nemmeno indossare la nostra pelle da subacquei».
Il delfino si allontanò verso il largo girandosi di continuo per controllare di essere seguito.
Raggiunto un punto, l’animale diede un ultimo sguardo indietro e si immerse. «Arrivati anche noi sulla sua verticale, vedemmo ad una quindicina di metri di profondità un informe fagotto grigiastro.
La visibilità non era granché, ma il delfino era lì sotto ad aspettarci e guardava verso di noi nuotando con le pinne pettorali per tenersi in quota.
Senza pensarci un attimo ci immergemmo e, avvicinandoci al fagotto, scoprimmo che si trattava di un altro delfino imprigionato in una spadara abbandonata».
Mentre l’animale bloccato nella rete fremeva scosso dalla sofferenza dell’apnea troppo protratta (la resistenza sott’acqua del mammifero prima di affogare è di 10 minuti), i tre subacquei tagliarono le maglie della spadara e portarono in superficie sulle loro braccia la sopravvissuta (che si scoprì infatti essere femmina) ormai allo stremo delle forze.
Emettendo un grido quasi umano, la delfina liberata riuscì a respirare e restò un po’ stordita in acqua. Poi si riprese e, sorpresa, di lì a poco partorì un piccolo.
Mentre le emozioni esplodevano e mamma e figlio prendevano il largo il maschio, fatto un giro attorno ai tre apneisti, si fermò davanti a Enzo, gli diede un colpetto sulla guancia e poi balzò felice verso il mare aperto per raggiungere la sua famiglia.
Da questa storia che Maiorca reputa essere uno degli episodi più belli della sua vita di mare emerge non solo, come lui stesso affermava,
che «fin quando l’uomo non avrà imparato a rispettare e a dialogare con il mondo animale non potrà mai conoscere il suo vero ruolo su questa Terra»,
ma anche che è quando lasciamo che a condurci siano le nostre profondità che possiamo portare la luce che già siamo nel mondo.
Vogliamo provarci? Nelle settimane a venire cerchiamo di farci aiutare dalla natura (dal silenzio, dalla meditazione, dalla preghiera) a spegnere la mente per lasciar affiorare la potenza del nostro essere frangenti d’eternità, del nostro essere cuore.
Solo così la ‘Bellezza Nel Quotidiano’ (che tornerà sabato 7 settembre) dilagherà e diventerà la ‘Bellezza Del Nostro Quotidiano’, quello dove i miracoli accadono, quello dove il miracolo siamo noi.
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