LA VALIGIA CHE CI PORTIAMO APPRESSO
Sei così bella, ragazza mia, con i tuoi lunghi capelli castani magnificamente imbizzarriti e lo sguardo penetrante! Hai 20 anni. Rincorri l’avventura e il mondo delle celebrità mentre ti laurei a pieni voti. Sei sempre corteggiata anche perché, oltre ad avere un bel “telaio”, come dicono i tuoi corteggiatori, sei simpatica.
La valigia con la quale dei venuta al mondo trabocca di talenti.
Hai 27 anni e nel bagaglio hai aggiunto un uomo ricco e famoso. Ti sei sposata su una spiaggia della Polinesia con una collana di fiori colorati e un cappello che ti volteggia intorno come l’ala morbida di un airone immacolato.
Vivi all’estero spostandoti in business class da un continente all’altro, le tue frequentazioni del jet set mondiale ti tengono lontana dalla tua città natale finché non arriva quella telefonata che tutto cambia: la donna che si dimenticava di venirti a prendere a scuola si è gravemente ammalata.
Hai 30 anni, sei tornata a casa, in valigia hai un divorzio e parecchi milioni. Tua madre sta sempre peggio; adesso come fai a dirle tutto quello che da anni ti porti dentro?
Lei è troppo fragile e tu spranghi rancore e pena nel tuo petto. Inghiotti il tuo urlo e decidi che non sarai mai madre.
Rabbia e sofferenza si lanciano pugnalate da un atrio all’altro del tuo cuore.
Cerchi consolazione fra le braccia di uomini che ti usano, mentre tu usi loro in una corsa sfrenata che si riempie di viaggi, ville e voluttà, ma che manca di grazia, pace, amore.
Hai 33 anni quando tua madre chiude gli occhi e tu non vai al suo funerale.
In valigia hai nascosto il grido divenuto voragine e tu cerchi di fuggire rifugiandoti in sostanze che attutiscono i sensi, li stonano, li storpiano, regalandoti schegge di sollievo, ma presentandoti un conto sempre più salato.
L’urlo gelido alza il volume, tu ti divincoli per non sentirlo, ma caschi di baratro in baratro.
A 40 anni la tua valigia è vuota. Hai perso tutto: casa, macchina, denaro, lavoro, dignità. L’urlo ghiacciato ti morde dentro e tu cerchi invano di dargli fuoco con l’alcol.
Hai 57 anni e non vai al funerale di tuo padre. Mandi il tuo angelo custode, quello che ti ha accolta in casa quando sei stata sfrattata, quello che ti aiuta a portare la valigia.
Lui rispetta la tua natura e non ti chiede nulla in cambio. Lui è amore puro ed è lì, stabile, anche mentre tu continui a vacillare, allontanandoti da te.
Un giorno ti svegli, è successo qualcosa, hai colto una voce, l’hai sentita avvolgerti. Non vuoi più scappare. Non vuoi più farti male. Avrai cura di te.
Al tuo fianco il tuo angelo sorride. Nessuno di noi è mai lasciato solo; gli angeli quotidiani sono dappertutto e li riconosci perché sono persone qualsiasi che, prima di pensare a sé, si prendono cura degli altri.
Hai 58 anni e un nuovo sorriso fa capolino dalla tua valigia scaldando il gelo dell’urlo che si è fatto meno urlo.
Nessuno può tornare indietro e ricominciare da capo, ma chiunque può andare avanti e decidere il finale (Karl Barth) perché anche se le sferzate della vita possono ferire la nostra corteccia e spezzare i nostri rami, finché esisterà un tronco, dice il Pioppo Pio, sarà sempre possibile rinascere.
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