TORNARE A VIVERE SENZA DOVER PRIMA MORIRE

Quanto non era all’estero, l’avvocato bazzicava con il suo macchinone sul lago di Garda per via di certi affari che seguiva con attenzione maniacale.

Immacolata camicia bianca, fisico asciutto e piglio serio, aveva il fascino del bel tipo sicuro di sé, la classe di un milord inglese e la profondità filosofica di discorsi mai banali.

Carla sul grande lago c’era nata 55 inverni prima e ora, con un divorzio alle spalle, i figli all’estero e un generoso conto in banca, sopravviveva alla noia grazie a shopping e bignè. Fino all’incontro con l’avvocato.

Fu per entrambi un colpo di fulmine. Immediata scattò la frequentazione che passò da romantiche cene a bordo lago, a colazioni con vassoi di bignè, da gite al Vittoriale, a soffusi racconti di lui sull’infanzia disagiata trascorsa in una casetta fuori dal mondo.

Quando l’uomo partiva per lavoro, le coccole da Montecarlo, come da Ginevra, viaggiavano via messaggio fino al suo ritorno, mai a mani vuote.

Carla incontrò l’amica che la cotta aveva già raggiunto livelli esorbitanti: «Mi ha chiesto di vivere insieme» confidò raggiante a Giada.

«Follia!»

Carla risplendeva: «Perché, scusa?»

«Beh, non sai niente di lui e… ha 15 anni meno di te».

«Senti, intanto fa l’avvocato a Cremona - esclamò la donna che non si sentiva così felice dai tempi della preistoria - e poi ci amiamo. Serve altro?»

«Ti ha risucchiata completamente ‘sta storia» incalzò Giada.

«Sì! - Esultò - Fra l’altro non lo vedo poi così spesso per via del suo lavoro, ma lo penso h24 e, quando torna da me, facciamo scintille».

Giada tacitò le sue perplessità perché Carla, che bella non era mai stata, sfavillava a tal punto da essere diventata carina e se questo era l’effetto dell’amore, che se lo vivesse!

I mesi che seguirono, quelli in cui i due piccioncini misero le basi della loro coppia sempre più affiatata sotto le coperte e a seguire anche negli affari, furono per Carla i più belli della sua vita.

Fino ad un 11 febbraio quando, all’improvviso, lui scomparve insieme a 350 mila euro che lei gli aveva girato il giorno prima sul conto corrente per dare gas ai loro progetti. 

Terrorizzata che gli fosse successo qualcosa, Carla sguinzagliò un investigatore venendo così a sapere che l’uomo era in realtà un tassista che, oltre ad essere un seduttore seriale specializzato in donne facoltose e poco attraenti, era un padre di famiglia con vari affari ‘simil Carla’ in giro.

Da abile alchimista, conosceva l’arte del trasmutare l’innamoramento altrui in denaro e ne aveva fatto una professione. 

Carla quasi ne morì ma, invece che finire sotto terra, passò dritta filata alla resurrezione. Se ciò che non uccide fortifica (Nietzsche), quel calcio della vita che le fece un gran male, le permise altresì di ripartire a cuore aperto. 

Ci volle un po’ di tempo ma un giorno, da statua inanimata ferma ad uno stop, si ritrovò in viaggio lungo una strada inondata di sole. Alle spalle il rosso dei vecchi semafori arrugginiti, all’orizzonte la curiosità di un mondo da scoprire. Al volante la pace di un nuovo sorriso.

«L’importante è guidare di persona ed evitare i tassisti» ammicca Carla, così che le pedate della vita, con il nostro permesso, spalanchino porte su itinerari inediti.

 

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#11febbraio2023
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