IL BISOGNO INSAZIABILE DI UNA CERTEZZA

Nasce con noi e si annida in qualche anfratto delle nostre cellule, il dubbio che la vita “non possa essere tutta qui” e mentre tagliamo traguardi socialmente degni di nota, quel tarlo nascosto nelle nostre profondità non ci molla e attende paziente l’occasione per uscire allo scoperto. 

Alexis Carrel, biologo e chirurgo francese insignito nel 1912 del premio Nobel per le scoperte sulle tecniche di sutura dei vasi sanguigni e i trapianti di tessuti e organi, “assorbito dagli studi scientifici, si era convinto che al di fuori del metodo positivo non esistesse certezza alcuna.

Rifugiato in un indulgente scetticismo, la ricerca delle essenze e delle cause gli sembrava vana e solo lo studio dei fenomeni, interessante.

Il razionalismo soddisfaceva interamente il suo spirito, ma nel fondo del suo cuore si celava una segreta sofferenza, la sensazione di soffocare in un cerchio troppo ristretto, il bisogno insaziabile di una certezza” sul senso della vita e della morte che razionalità e positivismo non riuscivano a fornirgli.

Poi successe l’imprevisto.

Un medico gli chiese di sostituirlo in un viaggio a Lourdes per assistere i malati e Alexis partì in incognito insieme alla convinzione che quel che accadeva laggiù fosse frutto di autosuggestione.

Nel suo scompartimento c’era Marie Bailly, una giovane in fin di vita con le costole che sporgevano dalla pelle e il ventre gonfio. Carrel le fece subito un’iniezione di caffeina. 

A Lourdes Alexis incontrò un collega che gli chiese quale guarigione avrebbe potuto fargli riconoscere l'esistenza di un miracolo.

Carrel rispose: “C’è una ragazza, Marie Bailly, è tisica, ha una peritonite tubercolare all'ultimo stadio. È in uno stato pietoso. Temo che mi muoia tra le mani. Se questa ammalata guarisse sarebbe veramente un miracolo. Io crederei a tutto e mi farei frate”. 

Alle 14 e 30 Marie fu portata alla piscina. Aveva un aspetto cadaverico e non fu possibile immergerla. I suoi occhi erano catalizzati verso la Grotta e mentre Carrel la osservava, il viso della donna si fece meno livido, la respirazione si regolarizzò e il ventre rigonfio tornò normale.

La guarigione fu immediata. Alexis, stravolto e impallidito, “non parlava più, non pensava più”. 

Era ormai notte quando Carrel si recò commosso alla Basilica e vi entrò pronunciando queste parole: “Vergine dolce che soccorri gli infelici, proteggimi. Io credo in Te (…) Sotto i consigli profondi e duri del mio orgoglio intellettuale giace, ancora soffocato, il più affascinante di tutti i sogni: quello di credere in Te, di amarti come i frati dall’anima candida” (citazioni tratte dal libro ‘Viaggio a Lourdes’ di Alexis Carrel).

“Credere e vedere sono una sola cosa, ma gli uomini li percepiscono separati, divisi dal tempo, e attendono di vedere per credere” scrive Elio D’Anna nel libro La Scuola degli Dei e io mi chiedo: il miracolo è la guarigione di Marie o il capovolgimento della visione che ci siamo fatti dell’esistenza?

Quando la granitica razionalità crolla trafitta dalla presenza visibile dell’Invisibile, il dubbio che la vita “non possa essere tutta qui” svanisce e i miracoli possono manifestarsi perché, anche quando non ne siamo consapevoli, il miracolo, Siamo Noi.


 

   LINK RACCOLTA ARTICOLI 2020-2021

#21gennaio2023
#GiornaleDiBrescia


LEGGI GLI ALTRI ARTICOLI