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EREDITARE LA RICETTA DELLA FELICITA'
Non è stato un incontro diretto il mio con il Re del Po, ma filtrato dalle parole di chi ha visitato il suo Regno e toccato con mano l'arma più potente che esista sulla terra: l'animo umano in preda all’entusiasmo (Foch).
L’autoproclamatosi Re, mancato quest’estate a 79 anni, è Alberto Manotti e l’eredità che ci lascia è frutto della sua energia esplosiva che contagiava chiunque gli si avvicinasse.
Da quasi mezzo secolo Alberto viveva tête-à-tête con il Grande Fiume, recuperando ogni giorno i rami che arrivavano e utilizzandoli per costruire, lungo le sponde in prossimità del ponte di Boretto (Reggio Emilia), intricati rifugi diventati negli anni una sorta di imbarcazione lunga 40 metri e alta 6: Nave Jolanda.
Vista da lontano la gigantesca struttura è simile a una manciata di shangai lasciati andare sul terreno, ma avvicinandosi si ammira un intreccio ingegneristico di rami e tronchi che Alberto raccoglieva sul letto del fiume, si caricava in spalla e avvinghiava prontamente gli uni agli altri «perché le cose vanno fatte subito!» diceva. Il risultato è un’opera che trasuda amore e ostinazione.
Forse era scritto che un corso d’acqua che nasce al Pian del Re dovesse averlo un proprio Re, un uomo libero e instancabile che portasse avanti una costruzione che le piene danneggiavano e che il sovrano non si stancava di ricostruire, perché quella nave conteneva una ricetta di felicità che lui così sintetizzava:
«Ci sono persone che hanno soldi, macchine e ville costose e nonostante tutto sono sempre tristi. Lo sai invece perché io, che non ho niente, sono così felice? Perché ho il fiume Po, ho la natura, ho i bimbi che sono una fonte di energia enorme e ho il tempo che mette a posto tutto».
Questa è l’eredità che ci lascia Alberto, e noi? Che eredità stiamo costruendo?
Il nostro lascito è ciò che resta nel cuore di chi incontriamo. Osserviamoci: sono spiacevolezze o sorrisi? Sopportiamo i minuti o raccogliamo ogni rametto trasportato dal flusso dell’esistenza per assemblarlo nella costruzione del capolavoro di ogni giorno?
Questa settimana festeggio il mio compleanno e l’articolo numero 100 di questa Rubrica, il che è un fatto curioso perché io, di questi 100 articoli, non ne ho scritto nemmeno uno; ho solo prestato le dita a parole già ‘scritte’ altrove e le ho raccolte in un libretto intitolato ‘La Bellezza Nel Quotidiano’, non per la presunzione di aver composto pezzi meritevoli,
ma per testimoniare il mio essermi resa piccolo strumento al servizio della vita; ho avvitato un paio di legnetti, diciamo, catturando parole che mi attraversavano quando il fiume si gonfiava e imprimendole su carta prima che la piena del quotidiano se le portasse via.
Dal Manotti ho imparato che siamo tutti sovrani dei rami che ci ritroviamo fra le mani, che il cosa farne dipende da noi e che quando gli imprevisti ci devastano allagandoci pelle e cuore, possiamo rialzarci e fra lacrime, chiodi e fiducia ripartire,
perché il fiume della vita non ha mai smesso di scorrerci dentro e con lui la Bellezza Nel Quotidiano che scegliamo di vedere con la stessa indomabile e selvaggia perseveranza di chi sa scorgere in un legnetto un pezzo di nave. Un pezzo di sé.
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#15ottobre2022
#GiornaleDiBrescia
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